Thirteen reasons why, a Netflix original production

 

SPOILER DI TUTTA LA SERIE "13"

 

Hannah Baker è la protagonista di una serie Netflix accolta con molto entusiasmo che cerca di trattare temi come il bullismo, la violenza sessuale e il suicidio in modo sensibile e approfondito, ma non ci riesce.

Guardarla è uno spreco di tempo? Non saprei.

Sicuramente non è un capolavoro, anche se Netflix investe su una buona regia, attori decenti e una trama interessante, ma non è del tutto da buttare.

La prima stagione si concentra unicamente sulla prospettiva di Hannah, che in tredici cassette ha registrato la sua storia e racconta le ragioni per cui si è tolta la vita.

Il suo suicidio a mio parere è presentato in modo troppo affascinante: Hannah passa per la ragazza alternativa e interessante, quella che incide le sue registrazioni su vecchie cassette decorate con lo smalto blu e ricorre alle mappe cartacee per tracciare i percorsi per i suoi ascoltatori invece di usare un mezzo più facilmente fruibile, come una mail, e io che ho letto il Werther temo che il giovanissimo pubblico di questa serie possa leggere il suicidio come un gesto da emulare per ottenere l'attenzione che la protagonista riceve solo una volta morta.

Forse Netflix ha capito di aver un po' esagerato nel rendere poetica la morte di un'adolescente, perché ogni puntata della seconda stagione comincia con un disclaimer che invita gli spettatori che vivono un momento di crisi a chiedere aiuto.

Le cause della sua morte sono tante, ma in cima c'è sicuramente lo stupro da parte di un compagno di scuola, che lei ha cercato inutilmente di denunciare.

Dopo che le tredici cassette sono arrivate alle orecchie di molte persone, compresi i genitori di Hannah e un paio di professori, comincia il processo alla scuola e allo stupratore.

I Baker incolpano l'istituzione scolastica per non avere tutelato Hannah, la scuola in tutta risposta infanga la reputazione della poveretta provando che, prima dello stupro, tanto casta non era.

Netflix ha sprecato un'occasione per difendere i diritti delle donne e darci una bella lezione sul rispetto: i "sostenitori" e gli amici di Hannah s'impegnano a proteggere la sua reputazione assicurando che nonostante avesse avuto qualche storiella era una brava ragazza, invece che cercare di ottenere giustizia per lei, punendo chi l'ha stuprata e chi non l'ha ascoltata e difesa quando chiedeva aiuto.

Forse era indignazione, quella che gli sceneggiatori volevano suscitare nello spettatore, quando la madre esclamava "Mia figlia non era una troia", e in effetti questa scelta di battute mi ha indignato.

Una madre che perde la figlia non dovrebbe combattere per lei, lottare per rispettare il suo ricordo, piuttosto che impuntarsi sul difendere la sua virtù? 

Chi se ne frega se Hannah ha fatto sesso con uno, due, quindici ragazzi, il mostro che l'ha stuprata deve marcire in carcere, questo si dovrebbe dire, o almeno questo vorrei che dicesse mia madre, se si trovasse al posto della signora Baker.

Per le riflessioni che mi ha suggerito, la visione di Tredici non è stata uno spreco di tempo.

I ragazzini che guardano questa serie, però, hanno colto le stesse cose? Hanno capito che Hannah è stata una vittima, indipendentemente da come ha vissuto la sua sessualità prima dello stupro?

Temo di no, perché più si è giovani, più a mio parere si subiscono passivamente influenze forti come quelle che può esercitare una serie tv di successo.

Ma gli adulti esistono per una ragione, ed anche se in Tredici sono completamente inutili e la loro marginalità nella vita dei figli mi lascia veramente sbalordita, nella realtà possono dare una mano ai ragazzi, non solo guardando una serie insieme, ma anche parlando con loro della visione che hanno del mondo, insegnando loro cosa voglia dire avere rispetto per sé stessi e come ci si debba rapportare con l'altro sesso.

Tredici mi ha fatto molto ragionare su ciò che posso fare per gli altri, su come anch'io, nel mio piccolo, posso contribuire a creare un mondo dove regna il rispetto, a partire dal mio gruppo di amici, dalla famiglia.

Guardare o non guardare Tredici?

Sì, guardatelo.

E quando lo avete finito, cercate di capire che, anche se molto maldestramente, questa storia ci voleva insegnare, attraverso i drammi di un'adolescente, che tutti quanti abbiamo delle responsabilità nei confronti delle persone con cui ci rapportiamo, e che non possiamo giudicare gli altri, escluderli o etichettarli senza pensare che questo non condizioni le loro vite e le scelte che faranno.

 

 

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