Puoi essere appassionato quanto vuoi, ma a volte dedicare tempo alla lettura sembra impossibile.

Mille lezioni all’università (dove personalmente ho rimpianto gli orari idilliaci del liceo), esami da recuperare come se piovessero, la sera torni a casa e non riesci a pensare altro che “cibo”, o “Tv”, certo non ti metti a leggere Delitto e Castigo.

Le mie letture si sono limitate alla bibliografia d’esame fino all’inizio di questa estate, quando un dolorino alla mano, tipo tunnel carpale, mi ha aperto gli occhi: sto davvero tutto il tempo incollata al mio IPhone, voglio tornare a leggere, ma non articoletti sul web, libri veri!

 

Così, a luglio, sopravvissuta ad una dura sessione estiva, ho ordinato in biblioteca Delitto e Castigo.

Magari la trama la conoscono tutti, e d’altronde l’ho scelto perché è molto famoso, però io questo libro l’ho affrontato senza sapere bene cosa aspettarmi, anzi, aspettandomi solo un mattone.

Ero vagamente votata al sacrificio, e avevo tanto da recuperare, dopo quasi due anni in cui non ho mai aperto un libro per diletto.

 

Dostoevskij, bisogna dirlo, non è proprio facile da leggere, e infatti ci ho messo un mese intero, ma penso che dai suoi romanzi si impari a scrivere.

 

Lo studente Raskol’nikov è il protagonista di questa vicenda, accanto a lui vari altri personaggi le cui storie s’intrecciano, quella della madre e della sorella, dell’amico e della prostituta Sof’ja.

Tutto comincia con la premeditazione di un omicidio, lo studente vuole uccidere una vecchia usuraia per derubarla.

Raskol’nikov non è un mostro, è un giovanotto con una cultura, frequenta l’università, ma continuare a studiare comporta grossi sacrifici per lui e quel che resta della sua famiglia, tutto ciò che chiede è la possibilità concreta di svoltare, di vivere serenamente senza gravare sulle spalle dei suoi cari.

 

Io non sapevo se ci sarebbe stato effettivamente un delitto, perché questo romanzo mi ha sempre incuriosito, e per questo non ho mai voluto fare ricerche sulla trama, anche se in genere proprio quando una cosa mi piace vado a informarmene nei minimi particolari.

 

L’autore è capace di farti entrare veramente nel romanzo: tu leggi, e sei lì, vivi la stessa ansia del protagonista, ti ci vuole un attimo poi, per realizzare che non hai motivo di stare in pena, che non stai parlando con un ispettore al quale devi nascondere una malefatta.

Sembra banale e l’ho detto riferendomi a parecchi libri, ma in questo caso l’ho sentito in modo particolarmente forte e ne sono rimasta colpita, succede poche volte di essere tanto coinvolti da un romanzo, posso proprio dire che l’intensità di certe pagine mi ha travolto.

 

Delitto e Castigo esprime i punti di vista dell’autore su temi profondi, come la religione e la salvezza.

L’idea dello scrittore è che soffrire purifichi lo spirito e avvicini a Dio, e questa visione è trasposta sul suo protagonista, che alla fine, guidato anche dalla prostituta menzionata poco fa, cerca di ravvedersi.

Sof’ja ha una fede incrollabile, malgrado tutto, e il suo infame mestiere non è riuscito a corromperla, forse Raskol’nikov ci si affeziona anche per questo.

Avrei voluto che tra di loro andasse diversamente, qualcuno leggendolo sicuramente mi darà ragione

 

Dostoevskij non è esattamente lo scrittore che ti tiene incollato, non qui: sono frequenti le lunghe, precise descrizioni, che rovinano la suspense, e a volte l’analisi del personaggio è talmente profonda da distrarre dalla storia in sé.

Entri nella sua testa, osservi la situazione da dentro, attraverso la sua prospettiva, e quando divaga ti allontani con lui dalla sua realtà.

Quando Raskol’nikov delirava per la febbre, avevo anch’io un leggero mal di testa

Sarà stato il caldo, sarà che l’abitudine a leggere per il puro piacere di farlo non ce l’avevo più, mi si può dire qualunque cosa, ma in tutta onestà devo ammettere che tre o quattro volte ho dovuto tornare indietro a rileggere per carpire tutti i dettagli andati persi nella prima lettura.

 

Parlare di un autore di cui grandi studiosi e letterati si sono tanto occupati mi mette in soggezione, che posso dire io di nuovo, e se facessi gaffe o interpretassi male determinati aspetti di un’opera già discussa, spiegata e analizzata in ogni sua parte?

 

Io ho voluto dire la mia, forse in modo ingenuo, lodando semplicemente le sue indiscusse abilità e sottolineando quali siano i veri punti di forza del romanzo sempre secondo il mio parere, basandomi su una conoscenza dilettantesca dell’autore e della sua produzione in generale.

 

Il piacere di leggere un libro ben scritto, d’altronde, lo può provare anche chi non conosce minimamente l’autore, la corrente letteraria a cui appartiene o il periodo storico, e non credo che studiare tutta la saggistica dedicata o i manuali di letteratura aiutino, ciò che conta è che l’opera riesca a trasmetterci qualcosa.

 

Se lo rileggerei? Certo, perché è geniale nelle sue trovate, perché lo apprezzerei meglio, ma con calma, perché dedicarsi ad un Delitto e Castigo richiede tempo, non te lo porti sotto l’ombrellone, e a dire il vero nemmeno leggerlo prima di dormire era proprio una passeggiata considerato che i colpi di sonno non sono grandi alleati dell’attenzione, insomma devi scegliere il momento giusto e immergerti nella San Pietroburgo ottocentesca.

 

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